Simone Cinotto indaga come, con l’invasione dell’Etiopia nel 1935-1936, il progetto autarchico fascista di trasformare il nuovo possedimento coloniale in un Impero del Cibo entrò nella fase operativa. Mussolini e i suoi esperti politici, agronomi e genetisti puntavano al trasferimento dall’Italia in Africa Orientale Italiana di masse di coloni e delle più moderne tecnologie agroalimentari, per estrarre le ricchezze di una terra fertile e scarsamente coltivata e fornire alla madrepatria e ai mercati globali grani ricchi di calorie e prodotti “esotici” quali le banane della Somalia e il pregiato caffè abissino. L’attacco al sistema alimentare coloniale italiano diventò uno degli obiettivi strategici della Resistenza etiope. Per tutta la durata dell’occupazione il razzismo istituzionalizzato fascista limitò gli scambi alimentari e le ibridazioni culinarie ai margini degli spazi coloniali e alle intersezioni delle gabbie create dalla segregazione razziale. Tuttavia, il cibo italo-etiopico dell’Impero viaggiò moltissimo nell’immaginario, diventando un tema ricorrente nella pubblicità e in molti altri media – dai ricettari, ai film, ai documentari, alle guide turistiche – e facendosi strumento privilegiato della rappresentazione di corpi e paesaggi africani.
Aperitivo eritreo animato da Simone Cinotto, in dialogo con Espérance Hakuzwimana, a partire dal volume Gastrofascismo e impero (Mimesis 2022).
A cura di ARCI-Torino e Renken ETS.
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