80 Resistenza | Disobbedire. Combattere. Sognare. Tre parole chiave che consentono di riattraversare i 20 mesi che dal 1943 al 1945 hanno portato alla Liberazione dell’Italia e che, cogliendo gli elementi essenziali del contesto dei 3 anni, permettono di definire una cornice di senso capace di collegare il passato al presente, connettendo la riflessione storiografica al dibattito culturale e civile.
Il progetto prende avvio dalle proposte dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” (sviluppando un’idea di Barbara Berruti, Chiara Colombini, Carlo Greppi, Bruno Maida, Enrico Miletto, componenti del comitato scientifico dell’Istituto) discusse e approvate dal gruppo di lavoro individuato all’interno del Polo e composto da Unione culturale, Archivio nazionale cinematografico della Resistenza, Fondazione Istituto Antonio Gramsci, Centro studi Piero Gobetti, Centro studi Primo Levi, Fondazione Donat-Cattin, Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, Fondazione Vera Nocentini, Anpi.
Per il 2023, pensando sia alla data cruciale dell’armistizio dell’8 settembre 1943, che segna l’inizio della Resistenza, sia agli scioperi del marzo di quell’anno – i primi dopo vent’anni di dittatura – che anticipano la lotta di Liberazione, la parola-chiave è stata disobbedire. In tale data ha luogo l’avvio ufficiale delle iniziative.
Dal 9 novembre 2023 al 2 febbraio 2024 una mostra dedicata agli Internati Militari Italiani (IMI), la cui disobbedienza è all’origine di una delle molte forme che la Resistenza italiana ha assunto tra il 1943 e il 1945, dal titolo DisobbedireResistere: storia dell’internamento militare. Una riflessione che racconta e valorizza gli oggetti e le raccolte documentarie custodite negli archivi di Istoreto, Istituto di studi Gaetano Salvemini, Archivio nazionale cinematografico della Resistenza.
Per il 2024, considerando che il 1944 è l’anno in cui la Resistenza si radica e si sviluppa, arrivando al picco della grande estate partigiana e all’esperienza delle zone libere, per poi attraversare la dura crisi invernale successiva al proclama Alexander, la parola-chiave è combattere. Una parola che però non vuole alludere soltanto alla Resistenza armata: si combatte con le armi e senza le armi, con gli scioperi che proseguono nelle fabbriche (a partire da quelli del marzo 1944) e con azioni di Resistenza civile.
Per il 2025, facendo riferimento alla Liberazione, la parola-chiave è sognare, un termine che ricomprende le attese e le speranze di futuro, come anche i disincanti e le delusioni per i desideri di giustizia frustrati, e al tempo stesso i progetti politici perseguiti per la nuova Italia democratica da costruire che conducono alla Costituzione.