Vortici di polvere è l’immagine scelta da Omero per rappresentare la furia della battaglia nell’Odissea. Da allora, il sodalizio tra l’immagine della polvere e le descrizioni di guerra non si è più sciolto, sopravvivendo fino alla letteratura contemporanea. Un sodalizio che non si nutre solo dell’associazione visiva con il campo di battaglia, ma soprattutto della metafora profonda e antica che lega la polvere alla morte.
A partire dalle guerre del Novecento, tuttavia, polvere è direttamente il prodotto della guerra. I bombardamenti aerei, il sistematico radere al suolo delle città, gli orrori dei campi di sterminio, la spaventosa capacità distruttiva dell’atomica elevano il potenziale di annientamento della guerra ad un livello prima sconosciuto, tale che ciò che rimane non può più essere descritto con termini come “macerie”, “corpi”. È solo polvere; macerie talmente fini da non conservare neanche la traccia di ciò che esisteva prima. Corpi polverizzati, di cui è impossibile anche il riconoscimento.
D’altra parte, la polvere è anche immediatamente collegabile e collegata al tempo, «al suo trascorrere inesorabile e accumulatorio», scrive lo storico dell’arte Elio Grazioli. L’idea dell’accumulo è collegata alla possibilità di ripercorrere quel tempo all’indietro – come fanno l’archeologia e la storiografia – per strati, per scavo, per interpretazione. La polvere è la metafora di ciò che è rimasto, della traccia di ciò che è avvenuto, di un punto di partenza per la ricostruzione di un passato che può essere indagato e interpretato.
Il progetto Polvere ha ripreso questa parola nella sua duplice valenza, trait d’union tra le guerre dell’età contemporanea e la storia.
Perno del progetto è stata la prima winter school del Polo del ‘900, dal titolo Polvere. Lo sguardo della storia sui conflitti contemporanei: tre giorni (15, 16, 17 novembre 2023) di attività laboratoriali rivolte ad una platea di universitari e giovani under 30.
In concomitanza con l’inizio della winter school, è stata inaugurata il 15 novembre 2023 la mostra Time of the Phoenix della fotografa e artista ucraina Ira Lupu, curata da Ilaria Garofano.
Con il coordinamento dalla Fondazione Vera Nocentini e dall’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, in collaborazione con Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” (Istoreto), Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro (Ismel), Centro Einstein di Studi Internazionali, Centro Internazionale di Studi Primo Levi, ANPI Torino, Distretto Cinema.
Calendario completo della winter school.